Premessa. La commissione si è riunita 7 volte dal mese di settembre 2004 al mese di luglio 2005. Si espongono qui, in sintesi, i principali contenuti che sono stati oggetto del confronto e della riflessione che si è svolta nella Commissione paritetica sulla classificazione, e che sono stati condivisi dai commissari. Prima parte. Esperienze e modelli di classificazione del lavoro più flessibili, che in luogo del tradizionale inquadramento per livelli prevedono da un lato una articolazione per categorie, dall’altro la definizione di diverse posizioni economiche all’interno di ciascuna categoria, si sono in questi anni venute definendo, pur con modalità diverse, in alcuni altri settori produttivi, pubblici, in primo luogo, ma anche privati. Il mandato affidato alla Commissione è stato quello di valutare, a partire dalla analisi e dalla verifica della situazione esistente, se e come si configurino, nella cooperazione sociale, esigenze ed opportunità di un aggiornamento del sistema di inquadramento, allo scopo di correlare in modo più coerente la classificazione del lavoro con la gestione del lavoro e la gestione dell’impresa, rendendo possibile e praticabile, in prospettiva, un migliore equilibrio tra gli obiettivi dell’organizzazione d’impresa (così come si definiscono nel rapporto con il mercato) e gli obiettivi e le aspettative degli operatori di vedere riconosciuto e valorizzato il proprio ruolo nell’organizzazione stessa. A tale scopo il percorso di lavoro della commissione ha teso, in primo luogo, ad individuare ed evidenziare gli elementi che connotano in termini specifici, rispetto ad altri settori produttivi, la realtà della cooperazione sociale, sia in riferimento alle sue caratteristiche “soggettive”, che rispetto allo specifico scenario in cui si colloca l‘attività imprenditoriale delle cooperative sociali. Tre elementi in particolare si sono evidenziati: · Pur con esiti differenziati, la cooperazione sociale, per la sua storia, ed in relazione ad alcuni aspetti che tuttora la connotano (quali, ad esempio, una prevalente dimensione d’impresa medio-piccola) si è caratterizzata per contesti organizzativi, e per una cultura organizzativa, orientati in senso partecipativo piuttosto che burocratico, per lo stimolo alla responsabilità nel lavoro (in presenza di una larghissima prevalenza, tra gli addetti, dei soci-lavoratori), piuttosto che per approcci orientati all’esecutività ed alla mansione, che viceversa si sono potuti “storicamente” riscontrare in altri ambiti. · In altri settori (pubblici, ma soprattutto privati), la riflessione e la definizione di nuovi modelli, più flessibili, di classificazione del lavoro, è stata accompagnata, ed in certa misura è stata indotta, da profonde trasformazioni dei processi produttivi determinate, in particolare, dalla massiccia e crescente introduzione negli stessi di nuove “tecnologie”, che da un lato hanno dato luogo alla riduzione del lavoro umano applicato, aumentandone contestualmente la produttività, dall’altro hanno fatto emergere l’esigenza di integrare nelle professionalità esistenti nuove competenze ed un nuovo e più articolato profilo di autonomia e responsabilità del singolo lavoratore. Nel sociale, e quindi in specifico nella cooperazione sociale, un tale rivolgimento non ha nei fatti avuto luogo. Se anche si sono introdotte alcune parziali innovazioni tecnologiche nel processo di produzione di servizi alla persona, esse non danno luogo ad alcuna riduzione di lavoro umano, né ne determinano, a tutt’oggi, incremento di produttività, né, infine, inducono modificazioni significative nell’organizzazione dei processi produttivi.
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Parallelamente nella
cooperazione sociale si è assistito nel corso di questi anni ad una forte
crescita della estensione dei livelli di qualificazione professionale. Seconda parte. per la Cooperazione sociale la centralità del lavoro, e del fattore lavoro nel processo di produzione, è “storica” e strutturale, con il triplice profilo di creazione di occupazione, valorizzazione del lavoro sociale e promozione del lavoro come strumento per l’autonomia e l’integrazione sociale. La sottolineatura di tale aspetto, nella riflessione della Commissione, si è poi accompagnata alla evidenziazione del percorso di rilevante evoluzione e sviluppo che ha interessato la Cooperazione sociale in questi anni, ed in particolare dal 1992, quando fu sottoscritto il primo CCNL, ad oggi. Come più volte ribadito, si è trattato di uno sviluppo sia sul piano quantitativo (fatturati, addetti, numero di imprese), che rispetto alla articolazione delle attività svolte, sia caratterizzate da maggiori contenuti di complessità, qualificazione e specializzazione. Questa evoluzione, per la riconosciuta e condivisa connessione stretta tra i più generali e complessivi obiettivi di qualità dei servizi e delle prestazioni rese all’utenza, da un lato, e la “qualità” del lavoro, dall’altro, ha riguardato e riguarda anche i percorsi di qualificazione e valorizzazione del lavoro, rispetto ai quali si vengono evidenziando, accanto alla permanente rilevanza sostanziale degli aspetti motivazionali soggettivi e diffusi, legati ai più complessivi riferimenti valoriali, ed accanto alla centralità dei percorsi di formazione professionale specifica e riconosciuta,elementi quali: · il valore della concreta esperienza professionale personale, che si matura e si consolida nel tempo; · la rilevanza dei percorsi di riflessione sull’esperienza lavorativa, o, come la si è chiamata, dell’aggiornamento e della “formazione continua”; · l’esigenza di una adeguata identificazione e valorizzazione delle competenze (a partire dalla capacità di operare con margini di autonomia e di sostenere responsabilità); · l’esigenza di collocare in modo appropriato, dentro l’organizzazione, le nuove figure, o i nuovi ruoli, che emergono contestualmente all’evoluzione dei servizi e della complessiva attività gestionale delle cooperative.
Sulla base di questi elementi, e di questo percorso di riflessione, si ritiene di condividere che possa aprirsi, nella cooperazione sociale, un percorso di graduale e concordata evoluzione nel sistema di classificazione del personale, nel quale possano sperimentarsi anche, nel quadro di un inquadramento che permanga ancorato al criterio della effettiva prestazione di lavoro svolta, diversificazioni di posizione economica nell’ambito della stessa qualifica professionale. Terza Parte. La classificazione del lavoro è lo strumento che definisce formalmente il “riconoscimento” delle competenze e del ruolo di ciascun lavoratore nella organizzazione in cui è inserito, ed ha quindi rilievo sostanziale rispetto al “clima” ed alla “cultura” dell’organizzazione stessa nel suo complesso. Essa, altresì, è il fondamento per la determinazione della retribuzione, ed ha quindi rilevanza centrale rispetto alla definizione del costo e dei costi del lavoro nell’impresa. Per questo, in relazione alle succitate connotazioni specifiche della cooperazione sociale e del contesto nel quale si esplica la sua attività imprenditoriale, si sottolinea la necessità che, nella sua evoluzione, il sistema di classificazione del lavoro nella cooperazione sociale, concordato dalle parti sociali, mantenga un saldo ancoraggio ad alcuni elementi di caratterizzazione: · l’essere comprensibile nei suoi presupposti e nella sua articolazione, in modo da essere percepito come equo ed in quanto tale condiviso; · l’essere sostenibile, sul piano della compatibilità economica, e quindi concretamente applicabile, e riconoscibile da parte dagli enti committenti. Quarta parte. Sulla base delle riflessioni sintetizzate nei precedenti punti , e degli elementi illustrati nella parte tre, (nei quali si è affrontato il tema del “se” sia possibile ipotizzare un percorso di evoluzione dell’attuale sistema di classificazione del lavoro) la commissione ha proseguito il proprio lavoro affrontando i temi conseguenti del “come” sia pensabile farlo, e del “dove” sia più opportunamente identificabile la sede deputata a farlo. “Come”. In merito, la riflessione ha teso ad individuare, in termini di linee di indirizzo, quali siano i criteri rispetto ai quali sia possibile ipotizzare diversificazioni di posizioni economiche, nell’ambito della stessa qualifica professionale, in un sistema classificatorio comprensibile, equo, sostenibile ed applicabile. Il confronto svoltosi, su tale punto particolarmente approfondito, ha consentito di individuare, quali criteri prioritari e privilegiati il tempo e la formazione: · il tempo, cioè il sedimentarsi e il maturarsi delle capacità e delle competenze di ciascun lavoratore nel concreto svolgersi della sua esperienza di lavoro. In essa si identifica una prima fase, quella dell’ingresso nel lavoro e nella posizione lavorativa, nella quale sono presenti le sole conoscenze acquisite nel percorso di formazione per l’acquisizione del titolo professionale, e una o più fasi successive nelle quali l’integrazione di queste conoscenze con l’esperienza dei concreti contesti operativi può dar luogo ad una competenza più matura; · la “formazione”, cioè l’accompagnarsi, nel tempo, dello sviluppo della concreta esperienza nel lavoro con adeguate attività ed occasioni di elaborazione della esperienza stessa, sia attraverso attività formalizzate di aggiornamento professionale che, in misura non meno rilevante, attraverso attività di riflessione ed elaborazione condotte all’interno della stessa realtà di lavoro, nella Cooperativa. Fermo restando che la concreta articolazione di tali criteri pertenga alle competenze delle parti nel tavolo negoziale, la commissione sottolinea come tale articolazione debba accompagnarsi a una contestuale e correlata analisi relativa all’istituto “scatti di anzianità”, ed alle sue connessioni con il tema di cui qui si tratta, sia dal punto di vista “economico” che dal punto di vista “concettuale” ed organizzativo. La commissione altresì individua nei criteri riferiti all’autonomia ed alla responsabilità i due ulteriori elementi che, sul piano della coerenza teorica, possono essere considerati. In merito, però, si condivide che una concreta articolazione di tali criteri necessiti, nel settore, di una ulteriore maturazione della riflessione, e di percorsi a più lungo sviluppo nel tempo. “Dove”. In relazione alle caratteristiche specifiche del settore, e del suo sistema di relazioni sindacali, la commissione ritiene utile che ogni evoluzione del sistema di classificazione trovi definizione, rispetto a modalità e criteri generali, al livello nazionale della contrattazione. Roma, 20 luglio 2005
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