Dichiarazione stampa di Fabrizio Rossetti

Responsabile Nazionale Fp Cgil settore penitenziario

 

CARCERI:   il sistema penitenziario non può attendere oltre.

                   Amnistia ed indulto, primo atto della legislatura

 

     

         E’ auspicabile che il nuovo Parlamento apra la  XV° legislatura ponendo  la questione carceraria al centro delle sue prime attività.

 

         Il sistema carcerario sta collassando: circa 62.000 cittadini ristretti a fronte di una disponibilità del sistema a contenerne 42.000; 150 milioni di euro di indebitamento rispetto al fabbisogno, assistenza sanitaria in carcere negata, opportunità di lavoro e di reinserimento sociale ormai azzerate, disorganizzazione e carenza di personale sono i frutti avvelenati che il già Ministro Castelli ed il suo esecutivo consegnano al Paese dopo cinque anni di devastazione del sistema.

 

         Da troppo tempo la politica ed il Parlamento sono sottoposti a ripetute sollecitazioni per l’adozione di un provvedimento indulgenziale, ma l’uso strumentale operato trasversalmente su questo tema ha sempre finito per prevalere sul bisogno di restituire dignità e civiltà giuridica al sistema penitenziario italiano ed a quelle persone non solo private della libertà personale, ma anche dei più elementari diritti di cittadinanza.

 

         Oggi non è più possibile rinviare l’adozione di un provvedimento di clemenza anche perché qualsiasi auspicata opzione di riorganizzazione e  di ricapitalizzazione del sistema  rischierebbe di essere resa vana da una situazione di assoluta emergenza.

 

         Quindi amnistia ed indulto come pre-condizione per un piano di interventi complessivi che si pongano l’obiettivo di far riconquistare al paese un sistema carcerario in cui le pene siano umanizzate e tese al reinserimento sociale dei condannati e nel quale la dignità delle persone non sia così gravemente offesa.

 

         Le condizioni sembrano esserci tutte; che non riparta, però, il solito giochino delle attese e delle strategie riflesse perché, questa volta, sarebbe veramente pericoloso alimentare aspettative per poi nuovamente deluderle.

 

         Roma 15 Maggio 2006