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COMUNICATO UNITARIO
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Roma, 5 dicembre 2005
Se mai ce ne fosse stato bisogno, le manifestazioni che accompagnavano lo sciopero generale indetto da CGIL – CISL e UIL lo scorso 25 novembre, hanno dimostrato l’ampiezza del dissenso manifestato dal mondo del lavoro al Governo e alla maggioranza che lo sostiene in Parlamento. In questa marea di manifestanti, si distinguevano chiaramente anche le rappresentanze e gli operatori delle Forze di polizia che, utilizzando il proprio tempo libero, hanno aderito allo sciopero facendo risaltare il fallimento della politica governativa sulla sicurezza e il disprezzo riservato ai suoi operatori, considerati ormai alla stregua di fastidiose appendici cui, evidentemente, deve continuare ad essere negato il rispetto degli impegni a suo tempo assunti nel programma di governo e con il C.C.N.L. Ma v’è di più, purtroppo (anzi di peggio). Il ministro della Giustizia Castelli, che ormai non perde occasione per esternare tutto e il contrario di tutto, dopo quattro anni di ostinata e pervicace contrapposizione a quanti – come le scriventi OO.SS. - dichiaravano lo sfascio degli istituti penitenziari, il pericoloso sovraffollamento, l’aumento esponenziale dei suicidi e delle evasioni, e la comprovata scarsità di personale di Polizia penitenziaria e del Comparto ministeri, scopre improvvisamente l’arte dell’acrobazia e da perfetto equilibrista dichiara il pericolo imminente di tracollo del sistema penitenziario dichiarando, udite udite, che se non saranno stanziate adeguate risorse, “il sistema penitenziario salta e qualcuno se ne dovrà assumere la responsabilità”. In un paese dove la coerenza della classe politica dirigente è pressoché ignorata, il ministro Castelli tenta ancora (sigh!) di stupirci. Chi, di grazia, se ne dovrebbe assumere la responsabilità? Queste OO. SS. che da anni denunciano il suo manifesto disinteresse, l’opposizione parlamentare, le forze sociali che non perdono occasione per evidenziare lo stato di crisi del sistema penitenziario, il volontariato? Non riusciamo francamente ad immaginarlo. Ancora più allucinante, su questo versante, è la constatazione che nel mentre il ministro Castelli gridava al lupo sui rischi corsi dal sistema penitenziario italiano, il Senato approvava la legge ex Cirielli, con la spinta decisa ed irresponsabile della sua maggioranza e di un Governo che nei giorni passati altro non ha fatto che tentare di negare l’eventuale sussistenza di effetti negativi. La realtà è completamente diversa e, come al solito, smentisce e smaschera le tentazioni ingannevoli: con l’applicazione della legge ex Cirielli – un provvedimento assolutamente inadeguato - non solo il sistema penitenziario imploderà, ma ne rimarrà devastato per lunghissimo tempo, trovandosi impreparato e disarmato al cospetto di un aumento stimato di circa 20.000 nuovi ingressi, privo di adeguate strutture, mezzi, strumenti e, soprattutto, del necessario personale di Polizia penitenziaria e del Comparto ministeri, e senza che nel frattempo sia stata messa in campo la benché minima iniziativa volta a limitarne gli effetti. In proposito, una prima soluzione concreta, anche per contrastare il sovraffollamento delle strutture penitenziarie, può essere rappresentata dalla promulgazione di un provvedimento straordinario di clemenza, quali amnistia o indulto. La soluzione prospettata, però, non può e non deve essere quella del “tutti fuori” indiscriminatamente, senza cioè che vi sia una preventiva e approfondita valutazione dei rischi per la sicurezza sociale. Si deve, a nostro giudizio, percorrere fino in fondo la strada già tracciata delle pene alternative alla detenzione, evitando così che il carcere diventi il contenitore del disagio sociale. Una ragione di più per rendere visibile il nostro grande dissenso, per rivendicare ora e con forza, tutte quelle promesse fatte e mai mantenute. Preannunciamo, quindi, che nei prossimi giorni saranno organizzati un presidio sotto Montecitorio e una conferenza stampa a cui saranno invitate tutte le forze politiche sensibili ai temi del carcere e del lavoro di chi vi opera. Fatti e iniziative concrete, lasciamo ad altri chiacchiere e inutili propagande!
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