Prot.n. CS 239/2006 del 06.11.2006
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Al Direttore Generale del Personale e della Formazione Dr. Gaspare Sparacia All’Ufficio del Capo del Dipartimento Servizio per le Relazioni Sindacali Dr.ssa Pierina Conte Al Provveditorato regionale A.P Lazio Al Direttore della Casa di Reclusione di Civitavecchia Alla Segreteria regionale FP Lazio Alla Segreteria Comprensoriale Fp Civitavecchia Ai Delegati ed iscritti FP CGIL Polizia penitenziaria Civitavecchia |
Casa di reclusione Civitavecchia
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Egregio Direttore,
nel recente passato e in più occasioni, la Fp Cgil è stata costretta a denunciare agli organi competenti di codesta amministrazione le problematiche riscontrate presso la Casa di reclusione di Civitavecchia, derivate dalla carente ed iniqua gestione del personale di Polizia penitenziaria e dall’atteggiamento colpevolmente indifferente più volte ostentato dalla Direzione nei confronti delle relazioni sindacali e, più in generale, verso le istanze degli operatori sostenute dalle organizzazioni sindacali.
Nonostante la proclamazione dello stato di agitazione del personale e la definitiva rottura delle relazioni sindacali, prontamente comunicate dalla Fp Cgil all’amministrazione, invano abbiamo atteso una assunzione di responsabilità e una presa di posizione sulla vicenda da parte del Provveditorato regionale del Lazio.
Come spesso accade quando non si pongono argini all’autarchia, in quell’istituto dal punto di vista lavorativo la situazione sta realmente degenerando, a causa – a giudizio della Fp Cgil - di un esasperato quanto eccessivo arroccamento su posizioni di potere indiscriminato e insindacabile, che mortificano la dignità professionale e personale dei lavoratori e rischiano di inficiare la complessa dinamica dei servizi istituzionali.
In tale contesto, si andrebbe a collocare, come da notizie apprese in via ufficiosa, anche l’ultimo esecrabile atteggiamento assunto nei confronti di un assistente capo del Corpo di Polizia penitenziaria, che per aver legittimamente esercitato il diritto di ricorrere gerarchicamente avverso al provvedimento di rimozione dall’ufficio servizi, sarebbe stato oggetto di una richiesta di trasferimento in altra sede – motivata da una presunta quanto generica incompatibilità ambientale - inoltrata dalla predetta Direzione al Provveditorato del Lazio.
Se la notizia riferita trovasse in seguito conferma ufficiale, ci troveremmo in presenza di un grave abuso, rispetto al quale sarebbe superfluo tornare a chiederLe di assumere nei confronti di quella Direzione i provvedimenti del caso.
A distanza di sedici anni dalla smilitarizzazione del Corpo, dalla sindacalizzazione della Polizia penitenziaria, dalla statuizione di regole democratiche e dalla contrattazione delle condizioni di lavoro, c’è evidentemente chi ancora considera il proprio ruolo come concessione di un privilegio feudale, ai cui poteri devono sottomettersi i lavoratori e le rappresentanze sindacali senza pretendere di confrontarsi sulle ricadute della gestione e sull’organizzazione dei servizi.
Comportamenti che ritenevamo ormai superati, ma che se riproposti senza alcun intervento di reprimenda, la direbbero lunga sulla capacità dell’amministrazione di assumere le proprie responsabilità rispetto a gestioni che si atteggiano ad intolleranza manifesta, anziché, sulla corretta regolazione dei rapporti che assicurino il rispetto per la dignità del personale, per le rappresentanze dei lavoratori e per le forme della partecipazione sindacale contrattualmente garantite.
Sulla questione, signor direttore, attendiamo di ricevere puntuali e precise informazioni, in assenza delle quali la Fp Cgil si riterrà libera di sottoporre la vicenda alla valutazione del proprio ufficio legale.
Cordialmente.
Il Coordinatore nazionale FP CGIL Polizia penitenziaria Francesco Quinti
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