Prot.n. CS 223/2006 del  17.10.2006

 

 

 

Al Ministro della Giustizia Sen. Clemente Mastella

Al Sottosegretario al Ministero Giustizia On. Luigi Manconi

Al Capo del Dipartimento A.P. Pres. Giovanni Tinebra

Alle Segreterie regionali e comprensoriali FP Cgil

Ai Delegati ed iscritti FP CGIL Polizia penitenziaria

 

 

                         Lettera al Ministro sull'Amministrazione Penitenziaria

 

 

Signor  Ministro,

 

         presumiamo abbia avuto modo di leggere la lettera aperta che Le abbiamo inviato la scorsa settimana a commento del Suo discorso tenuto alla festa del Corpo di Polizia penitenziaria e, ci piace pensare, avrà senza altro colto il senso delle riflessioni positive che abbiamo avvertito l’esigenza di esprimerLe, senz’altro con spirito assolutamente costruttivo.

        

Ed è proprio da quella testimonianza, dagli argomenti trattati in quella sede che oggi vogliamo ripartire, per riallacciare le fila di un ragionamento d'insieme che pur considerando condivisibili e apprezzabili i Suoi futuri proponimenti, sia capace di affrontare con decisione il presente della Polizia penitenziaria, purtroppo ancora intriso di questioni irrisolte che ne condizionano l’agire quotidiano, gravato di assurde ed intollerabili prevaricazioni e di diritti contrattuali negati che continuano a chiamare in causa il DAP e, soprattutto, le sue articolazioni periferiche, nella stragrande maggioranza dei casi rese ormai colpevolmente distanti dall’amministrazione centrale e, in altri, lasciate diventare pericolosamente autoreferenziali, ovvero lontane dai bisogni e dalle esigenze degli operatori del Corpo di Polizia penitenziaria, sempre più, di fatto, governati attraverso l’uso smodato ed ingiustificato dello strumento disciplinare.

 

Da questo punto di vista, pesantissima è l’eredità vieppiù raccolta dal Suo illustre predecessore, che lascia – a parere della scrivente O.S. - un’amministrazione periferica autarchica, devastata sotto ogni profilo, divisa al suo interno e incapace di rispondere alle sollecitazioni che provengono dal suo centro regolatore, dal mondo del lavoro e dalle rappresentanze sindacali del personale, condannata ad una pericolosa involuzione che rischia di far saltare tutte le priorità, azzerare i processi evolutivi, avvilendo e svuotando d’ogni dignità le capacità professionali degli operatori impiegati nel carcere, invero – purtroppo - sempre meno motivati.

 

Il quadro è insostenibilmente desolante, signor Ministro, tranne alcune significative eccezioni, v’è – a giudizio della Fp Cgil - una moltitudine di direzioni generali dei provveditorati regionali dell’Amministrazione penitenziaria la cui attività istituzionale risulta essere inefficace, inadeguata, incapace di governare finanche il rapporto con le direzioni degli istituti penitenziari del territorio di competenza, caratterizzata – soprattutto - nel colpevole, sistematico e inaccettabile rifiuto di ogni tipo di relazione sindacale, con grave pregiudizio alle prerogative costituzionali, alle norme contrattuali vigenti e, soprattutto, ai diritti dei poliziotti penitenziari.

  

         Tra gli altri, i provveditorati del Lazio, della Sardegna, dell’Emilia Romagna, della Calabria e del Triveneto, sono quelli che – a giudizio della Fp Cgil – presentano le situazioni più difficili, che ostentano inerzia nell’esercizio dell’attività istituzionale connessa alla gestione del personale, che non rispondono alle istanze dei lavoratori ed eludono il confronto sindacale, che non garantiscono il rispetto dei protocolli d’intesa regionali sottoscritti con le OO.SS., che, in alcuni casi, accumulano ritardi inspiegabili nell’assegnazione dei fondi necessari agli istituti per il pagamento del lavoro straordinario e delle missioni al personale di Polizia penitenziaria e, in altri, stando a quanto appreso, mobilitano inopinatamente il personale su base regionale senza alcun criterio concordato, in spregio alle regole stabilite e previste dai contratti di I° e II° livello.        

 

         Siamo alla deriva istituzionale, signor Ministro, inutile nasconderlo, e al di là degli apprezzabili propositi di rilancio della Polizia penitenziaria, è oggi che reputiamo sia necessario intervenire, poiché avvertiamo il pericolo di una contrazione del livello di attenzione sulle condizioni di forte disagio manifestate dai poliziotti che operano principalmente negli istituti e servizi penitenziari.

 

Occorre, quindi, procedere con estrema solerzia alla riorganizzazione complessiva dell’amministrazione penitenziaria – nei suoi maggiori livelli di responsabilità, centrali e regionali – avendo chiara l’in eludibile esigenza di conseguire un quadro dirigenziale affidabile, in linea con gli obiettivi fissati dal mandato istituzionale.

        

Lei, signor Ministro, ha consegnato al Corpo di Polizia penitenziaria una nobile prospettiva di riforma e di riorganizzazione, una idea ambiziosa e lungimirante che – però - non può e non deve assolutamente prescindere da una valutazione attenta e rigorosa dell’attuale precaria condizione vissuta dalle donne e dagli uomini in divisa impegnati nel carcere e, soprattutto, del livello di qualità e dignità del lavoro assicurato in condizioni di estremo disagio operativo nel crescente degrado strutturale degli istituti penitenziari italiani.

 

E’ da qui che riteniamo debba ripartire la discussione, è su questi temi che la Fp Cgil intende misurarsi reclamando la Sua attenzione, quella del Sottosegretario delegato e del prossimo vertice del Dipartimento.  

 

Troppe le occasione mancate nel passato, signor Ministro, troppi gli alibi agitati in nome dell’emergenza, è giunto il momento di levare l’ancora e tradurre le buone intenzioni in fatti concreti, fissando le priorità e, soprattutto, riscoprendo l’essenzialità della concertazione sindacale.

 

Cordialmente.

                                                                

 

p. Il Coordinatore Nazionale FP CGIL

                                                                           Polizia penitenziaria

                                                                              Francesco Quinti