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On. Clemente MASTELLA Ministro della Giustizia On.le Luigi MANCONI Sottosegretario Ministero della Giustizia On.le Luigi LI GOTTI Sottosegretario Ministero della Giustizia On.le Luigi SCOTTI Sottosegretario Ministero della Giustizia On.le Alberto MARITATI Sottosegretario Ministero della Giustizia
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Prot.n. CS-CM 150/2006 del 06.06.2006 |
On.le Daniela MELCHIORRE Sottosegretario Ministero della Giustizia | |
AL MINISTRO
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Egregio Ministro,
è nota la posizione critica assunta in questi ultimi cinque anni dalla FP CGIL nei confronti delle scelte operate dal precedente governo e dalla sua maggioranza parlamentare sul lavoro pubblico, sul sistema penitenziario italiano e sulle politiche realizzate per garantire la sicurezza sociale. La scorsa legislatura – più d’ogni altra - fin dal suo inizio si è esclusivamente caratterizzata nel perseguire un’idea di società che concepiva il carcere come l’unica risposta dello Stato ai comportamenti illeciti, e il ricorso allo strumento legislativo l’unica risorsa per definire gli ambiti e gli spazi dentro i quali quel disegno doveva sostanziarsi. Quella omologazione culturale, unita al blocco delle assunzioni di personale – di Polizia penitenziaria, come di ogni altra professionalità, sia essa socio educativa ed assistenziale o tecnico- amministrativa - e ai forti tagli imposti ai capitoli di spesa del DAP con le leggi finanziarie susseguitesi, ha condannato il sistema penitenziario ad una pericolosa involuzione degenerativa e ha concorso a far saltare tutte le priorità, azzerato i processi evolutivi e condotto l’Amministrazione in una profonda crisi economica e strutturale, avvilendo e svuotando d’ogni dignità le qualità e le capacità professionali dei pochi lavoratori impiegati nel carcere, rendendo quest’ultimo quasi incapace di rispondere al mandato costituzionale affidato. Il gravissimo sovraffollamento attualmente patito dalle strutture penitenziarie italiane – in larghissima parte vecchie e inidonee - gli ormai 62.000 detenuti ospitati - di cui il 40% composto di extra comunitari - la grande carenza di personale, oltre al metodico e colpevole contenimento delle potenzialità di ogni singolo settore lavorativo, rendono evidentemente il senso di quanto siano state sbagliate quelle politiche. La situazione è grave e non va sottaciuta, occorrono discontinuità amministrativa e politiche serie, responsabili e coraggiose per superare l’emergenza carcere e tentare di ridare una condizione di dignità e serenità alla vita delle persone ristrette e dei lavoratori impiegati nel delicatissimo quanto peculiare settore. E, proprio in considerazione dell’attuale drammatica sofferenza in cui versa il sistema “carcere”, il primo significativo atto politico che deve segnare l’avvio di questa legislatura sulla tematica non può che essere – a giudizio della FP CGIL – un atto di clemenza. Lavoro, diritti e democrazia sono i principi che hanno sempre guidato e ispirato le attività della CGIL. Non è solo il nostro modo di essere sindacato confederale che li qualifica maggiormente, né il contesto nel quale si consuma la loro rivendicazione, è invece il bisogno che avvertiamo di riaffermare concretamente questi valori per noi irrinunciabili ogni qualvolta se ne presenta l’occasione, a prescindere da chi esercita funzioni di governo del Paese. Mai, come in questi ultimi anni, il lavoro nel carcere è stato così scientificamente colpito, svuotato di ogni significato, precarizzato, sia quello della Polizia penitenziaria che delle altre qualificate professionalità. In proposito, per quanto attiene i circa 42.000 operatori della Polizia penitenziaria, diverse sono le priorità individuate che – a nostro giudizio - possono e devono trovare soluzione nel prossimo impegno politico del Ministero della Giustizia e della nuova dirigenza del D.A.P.. Dal punto di vista contrattuale:
a) l’avvio delle trattative per il rinnovo quadriennale del C.C.N.L. del Comparto Sicurezza – scaduto il 31 dicembre 2005 - prevedendo stanziamenti economici adeguati e, soprattutto, il recupero delle risorse economiche sottratte negli ultimi anni agli operatori della sicurezza, anche sul versante del lavoro straordinario;
b) garanzia di pari trattamento della Polizia penitenziaria con le altre Forze di Polizia sugli stanziamenti dedicati al Fondo per l’Efficienza dei Servizi Istituzionali (oggi circa 50 euro mensili in meno al poliziotto penitenziario nei confronti del suo pari grado appartenente ad altro Corpo);
c) garanzia di pari trattamento ordinamentale, giuridico ed economico tra gli operatori della Polizia penitenziaria e quelli della Polizia di Stato - oggi, a parità di anzianità nel ruolo dei sovrintendenti e degli ispettori, nei processi di avanzamento al grado e qualifica superiore, quest’ultimi vengono promossi con cinque anni invece che con i sette richiesti alla Polizia penitenziaria -;
d) revisione della normativa che regola il ruolo dei Commissari della Polizia penitenziaria, anch’essa profondamente diversa - in pejus – da quella che regola il trattamento ordinamentale, giuridico ed economico del personale appartenente alla Polizia di Stato e al Corpo Forestale dello Stato;
e) assunzione di un adeguato contingente di personale di Polizia penitenziaria che, considerata l’esigenza e l’urgenza prospettata, potrebbe anche essere individuato fra gli ex appartenenti alle forze di Polizia, dando priorità ai circa 500 agenti ausiliari della Polizia penitenziaria congedati a dicembre dello scorso anno;
f) riordino organico e complessivo delle carriere del personale del Comparto Sicurezza; esigenza avvertita enormemente dal personale, la cui soluzione contribuirebbe, anche attraverso idonei percorsi di formazione professionale, a rendere sempre più qualificata la risposta istituzionale offerta alla collettività. Nell’ambito dell’Amministrazione penitenziaria. a) Il ripristino di un corretto sistema di relazioni sindacali tra le parti, essenziale ed assolutamente in eludibile; b) l’apertura di un tavolo di confronto sugli organici di sede del Corpo di Polizia penitenziaria, e l’ottimizzazione di quelli esistenti; c) l’apertura di un tavolo di discussione sul Gruppo Operativo Mobile, sull’UCIS e su personale impiegato presso l’Ufficio Ispettivo; d) l’apertura di un tavolo di confronto sul passaggio al ruolo amministrativo del personale di Polizia penitenziaria giudicato inabile al servizio nel Corpo; e) l’apertura del confronto sul personale di Polizia penitenziaria attualmente impiegato in compiti amministrativo-contabili, come già previsto dall’accordo di II° livello, al fine di acquisire eventuali disponibilità al transito definitivo nei ruoli amministrativi dell’A.P.; f) l’avvio della discussione sui risultati conseguiti con la sperimentazione del nuovo modello organizzativo del servizio traduzioni e piantonamenti; g) il ripristino delle normali attività istituzionali del Comitato per le Pari Opportunità del Corpo di Polizia penitenziaria, da realizzare attraverso l’individuazione dei necessari locali, dei mezzi e degli strumenti occorrenti; h) l’avvio della discussione su un protocollo d’intesa sulla formazione, eluso fin dal 2002, e delle specializzazioni; i) l’attuazione delle normative che sono intervenute a tutela dei portatori di handicap (legge 104/92), della famiglia( art. 42 legge 151/01), del diritto allo studio, ecc..
Per quanto concerne gli operatori del Comparto Ministeri:
Inutile dire che i lavoratori penitenziari, dopo anni di sacrifici consumati tra grandi illusioni e cocenti amarezze, nutrono forti aspettative su questa legislatura, alla quale, rispetto alle recenti nefaste esperienze, chiedono concreta attenzione e, soprattutto, una netta inversione di tendenza sulle politiche del carcere e del personale. Auspichiamo che il Governo e il Ministro della Giustizia, unitamente ai suoi autorevoli collaboratori, abbiano la capacità di ascoltare attentamente il grido di allarme che promana dagli operatori e dal sistema, dimostrando con i fatti che alle sensibilità palesate sul tema e alla disponibilità al dialogo pubblicamente manifestata seguano poi capacità di individuazione e di pratica delle necessarie e appropriate misure di sostegno. Per quanto ci riguarda, come abbiamo sempre fatto nel passato, massima sarà la disponibilità offerta dalla FP CGIL al confronto costruttivo, serio e responsabile, sia con la massima responsabilità politica del Ministero, sia con la prossima dirigenza del DAP. Giudicheremo strada facendo se il percorso intrapreso da codesto dicastero sulle questioni preannunciate da questa O.S. soddisfi o meno le attese che suscita nel personale; nel frattempo, però, reputiamo essenziale che il Ministro della Giustizia si caratterizzi fin da subito nella sua attività istituzionale adoperandosi per il concreto superamento della precarietà nell’amministrazione penitenziaria e, quindi, per la stabilizzazione di tutti quegli operatori precari assunti dal precedente governo con contratti a termine. Restiamo in attesa di conoscere le Sue eventuali valutazioni e, profittando dell’occasione, inviamo cordiali saluti e un augurio di buon lavoro.
p. la Segreteria Nazionale FP CGIL Settore penitenziario Francesco Quinti
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