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Al Capo del DAP Pres. Giovanni Tinebra Al Vice Capo del DAP Dott. Emilio di Somma Al Direttore della Direzione Generale del Personale Dr G. Sparacia All’Ufficio del Capo Dipartimento - Ufficio per le Relazioni Sindacali Al Signor provveditore regionale A.P. Triveneto Alla Segreteria FP Trento
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Prot.n. CS 347/2005 del 30.11.2005 |
Ai Delegati ed iscritti Fp Cgil Polizia Penitenziaria Trento e Rovereto | |
Visita Istituti penitenziari Trento e Rovereto.-
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Egregio Presidente,
lo scorso 14 novembre una delegazione sindacale della FP CGIL ha effettuato, ai sensi dell’articolo 5 del vigente Accordo Nazionale Quadro, una visita presso gli istituti penitenziari di Trento e Rovereto. Il sopralluogo compiuto nella Casa circondariale di Trento, diretto a verificare le condizioni logistiche dei vari luoghi di lavoro, in funzione dell’art. 23 del D.P.R. 164/2002, ha evidenziato una condizione strutturale visibilmente carente, nella quale l’aspetto tutt’altro che marginale dell’inumano sovraffollamento patito, finisce per aggravarne la condizione e la vivibilità quotidiana. Elemento, quest’ultimo, che incide pesantemente anche sul lavoro del personale di Polizia penitenziaria, costretto ad operare - con sempre meno unità disponibili in organico - in ambienti malsani che hanno urgente bisogno di interventi di straordinaria manutenzione, e dimorare in alloggi di servizio indecorosi e ben lontani dagli standard qualitativi concordati nell’A.N.Q.. Al riguardo, reputiamo utile menzionarle, signor Presidente, l’impegno assunto da codesta Amministrazione con la sottoscrizione dell’Accordo Nazionale Quadro, ovvero con l’art. 15, che in particolare al comma 5 prevede: “l’Amministrazione si impegna a destinare il 10% delle risorse assegnate annualmente – sul relativo capitolo di bilancio – per i lavori di ristrutturazione delle altre caserme e di mantenimento di quelle già ammodernate”. In ogni modo, di là dall’impegno profuso da un’attenta direzione e dal senso di responsabilità del personale di Polizia penitenziaria, che tra mille difficoltà contribuisce comunque a renderla funzionale, si tratta, a giudizio della FP CGIL, di una realtà penitenziaria ormai inadeguata, che probabilmente accusa anche il disimpegno fin qui prodotto nei suoi confronti, e verso i suoi bisogni, dall’Amministrazione centrale. La FP CGIL reputa, quindi, assolutamente indispensabile che codesto Dipartimento si faccia carico della grave situazione descritta, se del caso predisponendo quanto prima un piano straordinario di interventi strutturali che, in attesa della costruzione del nuovo complesso penitenziario - in ogni caso assai lontana - sia in grado di superare le problematiche testé accennate. Per quanto concerne il carcere di Rovereto, invece, pur essendo anch’essa una struttura datata dal punto di vista strutturale, e gli alloggi del personale ne sono la testimonianza più lampante (camere fino a 4 posti ed un solo bagno disponibile), le condizioni logistiche dei vari posti di lavoro palesano minori problematiche rispetto a Trento, anche se va detto che continua a permanere, nonostante l’allarme destato dalla recente evasione di un detenuto extra comunitario, l’assenza di un adeguato dispositivo elettronico antiscavalcamento sul muro di cinta. I problemi segnalati, invece, sembrano più interessare l’organizzazione interna del lavoro, spesso indifferente alle disposizioni contenute nell’Accordo Nazionale Quadro di Amministrazione e, soprattutto, i rapporti istituzionali tra gli operatori e la locale direzione, incautamente governati, stando a quanto risulta alla scrivente O.S., per mezzo di un accentuato ricorso allo strumento disciplinare. Una pratica pericolosa, tanto odiosa quanto intollerabile per la FP CGIL che, se agitata strumentalmente e trasversalmente, altera gli equilibri interni, soffoca le istanze sindacali, provoca timore ed insicurezza nel personale e conduce alla negazione dei diritti, dei bisogni e della dignità di chi la subisce. Peraltro, anche il fastidio manifestato verso le relazioni sindacali rientra, a parere di questa O.S., nel quadro più generale d’insofferenza verso i rapporti istituzionali non governabili direttamente, tanto da costringere tutte le OO.SS. e le R.S.U. del Comparto ministeri a chiedere di contrattare al tavolo superiore. E, da ultimo, anche l’atteggiamento tenuto nei confronti della delegazione sindacale pare alla FP CGIL eticamente discutibile poiché, seppure consentito dalla norma pattizia celava, a giudizio della scrivente O.S., il proposito di svilire il ruolo esercitato nell’occasione dal sindacato, preferendo infatti delegare le proprie funzioni, pur essendo presente in istituto insieme all’attuale comandante del reparto, ad un educatore C3 che, per quanto legittimato e degno del massimo rispetto, non era in grado di soddisfare esaurientemente le richieste avanzate dalla delegazione. In proposito, considerato che gli episodi accaduti in tal senso sono ormai diversi, la FP CGIL reputa necessario che codesta Amministrazione richiami ai propri obblighi e alle proprie responsabilità le direzioni di tutti gli istituti penitenziari. Premesso quanto sopra, signor Presidente, alla scrivente O.S. pare finanche superfluo chiedere un Suo autorevole intervento che imponga il ripristino di normali relazioni istituzionali e sindacali presso la sede di Rovereto. Diversamente, però, la FP CGIL si riterrà libera di ricorrere a tutti gli strumenti sindacali a propria disposizione per tutelare i lavoratori impiegati presso quella sede. Cordiali saluti
Il Coordinatore nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria Francesco Quinti
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