Al Capo del DAP Pres. Giovanni Tinebra

 Al Vice Capo del DAP Dott. Emilio di Somma

Al Direttore della Direzione Generale del Personale Dr G. Sparacia 

Alle Segreterie regionali e territoriali FP Cgil

 

Prot.n. CS 177/200

del  31.05.2005

Ai Delegati ed iscritti Fp Cgil Polizia Penitenziaria

 

LETTERA APERTA AL CAPO DEL DAP

 

        

L’annosa vicenda – già notevolmente ridimensionata - ripresa dai maggiori organi d’informazione nazionale che ha recentemente acceso i riflettori sull’istituto penitenziario di Palermo – Pagliarelli e, in particolare, sulle presunte responsabilità del personale di Polizia penitenziaria addetto al controllo visivo dei detenuti ammessi ai colloqui famiglia, focalizza inevitabilmente, a giudizio della Fp Cgil, l’avvilente condizione di un sistema carcerario italiano in profonda crisi che paradossalmente finisce per produrre i suoi nefasti effetti contro quegli stessi operatori che tentano di garantirne la stabilità.

L’episodio assurto alle cronache, infatti, stando a quanto appreso dalla Fp Cgil e, soprattutto, a quanto dichiarato pubblicamente anche dal Ministro nell’imminenza del caso, non aveva alcun apparente motivo di manifestarsi con tale clamore, poiché nella fattispecie, e ciò non può sfuggire agli addetti ai lavori, quanto previsto dall’ordinamento penitenziario e dalle norme che lo regolano è stato puntualmente adempiuto dal personale di Polizia penitenziaria addetto al servizio.

L’accaduto dunque, almeno a giudizio della Fp Cgil, da un lato evidenzia i limiti di una gestione politica del sistema assolutamente inadeguata finanche nel difendere la professionalità e l’immagine del Corpo di Polizia di cui si avvale di fronte all’opinione pubblica, dall’altro pone una questione di assoluta rilevanza che non può essere assolutamente sottaciuta: l’inadeguatezza delle risorse umane, dei mezzi e degli strumenti necessari alla Polizia penitenziaria per l’espletamento di quei – e ancora altri - delicati servizi, spesso assicurati in condizioni di estremo disagio operativo.

Non è più possibile, infatti, né altrimenti tollerabile, che a pagare pesantemente dazio per le gravi lacune manifestate dal sistema siano sempre e soltanto i poliziotti penitenziari che vi operano, spesso malauguratamente chiamati in causa a prescindere dalla successiva, come appunto nel caso in esame, individuazione delle eventuali responsabilità, sovente non coincidente.

Siamo estremamente curiosi di conoscere, auspichiamo in tempi accettabili, le conclusioni raggiunte dall’ispezione inviata dal DAP, consapevoli della delicatezza del caso ma parimenti persuasi della professionalità garantita dagli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria, oggi chiamati in causa, all’istituzione che degnamente rappresentano.

Ci aspettiamo quindi, nel caso in cui risultasse dimostrata l’insussistenza di addebiti nei loro confronti, una presa di posizione pubblica da parte del Ministro della Giustizia, che riabiliti la professionalità e la dignità di quel personale indebitamente trascinato alla gogna mediatica.

Per quanto ci riguarda, solidarietà e vicinanza a tutti i poliziotti penitenziari impiegati in quella realtà.

Cordiali saluti

                                                                 

          p. la Fp Cgil Nazionale

                                                                          Il Coordinatore nazionale

                                                                              Polizia penitenziaria

                                                                               Francesco Quinti