Prot.n.

del  9.06.2004

Al Ministro della Giustizia Senatore Roberto Castelli

 

Sui recenti spostamenti dei Provveditori Regionali dell'Amministrazione Penitenziaria

 

                                                                        

 

Sig. Ministro,

 

non è messo in dubbio il Suo potere dovere di impiegare i Suoi dirigenti generali sulla base dei Suoi indirizzi politici e di un rapporto fiduciario coerente alla strategia amministrativa che il Capo del Dipartimento intende adottare per conseguire gli obiettivi istituzionali con un’azione amministrativa più efficiente, efficace ed economica. Questi presupposti sono stati sempre condivisi dal sindacato e  da tutto il personale dell’Amministrazione Penitenziaria.

 

E non mancherebbe nemmeno la chiarezza degli obiettivi istituzionali da perseguire, atteso che sono stati ben definiti dal legislatore sia sul piano dei processi di servizio - della sicurezza e del trattamento - sia su quello dei processi strumentali - di organizzazione, di direzione e di gestione.

 

Quando poi, però, tutto ciò si sposta sul piano della strategia amministrativa generale volta a rendere compatibili le risorse finanziarie e personali disponibili proprio con quegli obiettivi, la lettura diventa meno trasparente. Il disegno strategico perde i suoi caratteri generali e si confonde con la quotidianità penitenziaria, inseguendone l’emergenza che trabocca in quasi tutti gli Istituti e Servizi Penitenziari. L’impatto è immediato: strutture per lo più inadeguate al conseguimento degli obiettivi prioritari della sicurezza e del trattamento e con la normativa di tutela della sicurezza dei lavoratori; sovraffollamento straordinario negli Istituti, in molti casi incompatibile con le esigenze elementari della convivenza e del rispetto umano, anche per chi vi svolge la propria attività lavorativa; assenza di dirigenti titolari in tutte le sedi di Istituto, ma anche nelle stesse sedi di Servizio Sociale; grave carenza di personale amministrativo, contabile ed educativo tanto che molti incarichi sono affidati a personale di Polizia Penitenziaria con conseguente ricaduta sugli organici di questa che in molti Provveditorati soprattutto del Nord Italia presentano disavanzi davvero eccezionali rispetto agli organici stabiliti con Suo Decreto.

 

Già a fatica si può tentare di comprendere le ragioni che ostacolano un disegno strategico generale chiamato a contemperare interessi particolari spesso conflittuali tra di loro. Assolutamente inaccessibili, invece, sono le ragioni che hanno determinato ritardi di oltre tre anni per la copertura dei 300 posti vacanti di dirigente, oppure che hanno determinato vacanze negli organici del personale di Polizia Penitenziaria negli Istituti del Nord, nonostante le corpose assunzioni fatte negli ultimi anni; ovvero ancora le ragioni che possono aver causato situazioni di grave affollamento in alcuni Provveditorati rispetto ad altri.

 

 Analoghe considerazioni possono essere fatte su altri argomenti fondamentali: dell’edilizia penitenziaria che manca ancora di una progettazione standard che sappia contemperare le esigenze di sicurezza con le nuove procedure tecnologiche e di economicità delle risorse umane; della sanità penitenziaria che continua a muoversi su un doppio estenuante binario; dell’azione formativa che ha disorientato i principi elementari e fondamentali della professione del poliziotto penitenziario.

 

L’assenza di veri processi di strategia amministrativa generale si riflettono direttamente sulla quotidianità penitenziaria, la cui emergenza impedisce persino una minima elaborazione di una strategia amministrativa regionale, vanificando la funzione decentrata del Provveditorato. non solo per l’assenza di una vera politica di decentramento.

 

Sig. Ministro,

 

alla luce di queste brevi considerazioni i provvedimenti da Lei adottati per il tramite del Direttore Generale del Personale, e non invece del Capo del Dipartimento, perdono, agli occhi di tutti, compresi quelli degli stessi Provveditori, il loro vero valore riducendosi ad atti formali che appaiono assunti per dissimulare l’incapacità di adottare una vera strategia amministrativa, nonostante gli strumenti normativi e amministrativi a disposizione, spostando in periferia responsabilità che appartengono direttamente ed esclusivamente al Dipartimento.

 

 Sig. Ministro,

 

l’Amministrazione Penitenziaria ha davvero bisogno di grandi novità, di significativi processi di decentramento e di rinnovamento e soprattutto di dirigenti generali che credono nelle riforme e nella possibilità di cambiare ciò che oggi sembra impossibile; saper semplificare e rendere trasparente l’azione amministrativa in funzione dei prioritari interessi istituzionali sarebbe già un bel traguardo sul piano dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità della funzione Dipartimentale.…..i suoi provvedimenti hanno la grave responsabilità che cominciano dalla coda per salvare la testa!

      

 

 

Distinti saluti.

 

 

                            p. la Fp Cgil Nazionale       

     Fabrizio Rossetti