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Al Capo del Dipartimento Pres. Giovanni Tinebra | |
Al Vice Capo del Dipartimento Dr. Emilio di Somma | ||
Prot.n. 97 /2002 del 18.07.2002 |
Al Direttore della Direzione Generale del Personale e della Formazione Dr. Gaspare Sparacia | |
Al Provveditore regionale E.Romagna Dr. A. Fabozzi | ||
Al Direttore della C.C. di Piacenza Dr.ssa Caterina Zurlo | ||
Alla Segreteria regionale
Fp Cgil Emilia Romagna |
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Ai delegati ed iscritti Fp Cgil Polizia penitenziaria Piacenza | ||
Oggetto : C.C. Piacenza - Quale futuro? |
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Signor Presidente, siamo letteralmente sconcertati di fronte al tenore delle dichiarazioni del direttore della C.C. di Piacenza contenute nella lettera "aperta" dell'11 luglio u.s., diretta ai delegati locali delle OO.SS. rappresentative del personale di Polizia penitenziaria, poi successivamente rilasciate agli organi di stampa locali. Concetti inaccettabili e improponibili, quelli pronunciati che tra l'altro testimoniano la confusione istituzionale che ormai da tempo contraddistingue l'operato di quella direzione, come peraltro già nel passato, ci pare di rammentare, alla C.C. di Voghera. Sconveniente e scorretto, a giudizio della Fp Cgil, è l'intero comportamento assunto nell'occasione dal direttore di quell'istituto, tutto rivolto, prima ancora di approfondire la veridicità degli argomenti proposti nelle sue affermazioni e, soprattutto, di riflettere sul proprio operato, a spandere buona parte delle proprie responsabilità sulle istituzioni che rappresenta e sulle OO.SS., quest'ultime addirittura accusate di aver immotivatamente alzato i toni attivando un clima di "conflittualità che potrebbe generare anche problemi di sicurezza all'interno dell'istituto e togliere la tranquillità agli agenti attualmente in servizio". Queste, Signor Presidente, sono gravi accuse che la Fp Cgil non può assolutamente tollerare: perché vanno oltre la normale dialettica sindacale, perché tendono ad esasperare un clima già sufficientemente teso, perché scavano un'argine insormontabile sul sistema delle relazioni sindacali in quel posto di lavoro, perché creano le condizioni per uno scontro del quale difficilmente si potrà poi imputarne la responsabilità alle OO.SS. Un dato su tutti: a Piacenza in questi ultimi giorni dai 40 ai 50 lavoratori risultano assenti dal servizio per motivi legati alla malattia. E' un caso o una forma, seppure assolutamente condannabile, di autotutela? Entrando nel merito, poi, è di tutta evidenza che alla Dr.ssa Zurlo sfuggono alcune cose. Che, ad esempio: - non spetta alle OO.SS. chiamare al tavolo i signori direttori di istituto; - non spetta alle OO.SS. stabilire gli stanziamenti annuali dei fondi destinati al lavoro straordinario del personale di Polizia penitenziaria; - non spetta alle OO.SS. effettuare la ripartizione del monte ore da assegnare sul territorio; - la Fp Cgil e tutte le altre OO.SS. rappresentative del personale mai hanno inteso condividere la definizione degli organici stabiliti dal D.M. 8/02/2001, anzi, l'hanno contestata in ogni pubblica occasione, anche davanti al Ministro della Giustizia. Che, invece, compete alle OO.SS. denunciare la grave situazione ingeneratasi alla C.C. di Piacenza, perché: - ai lavoratori della Polizia penitenziaria risultano negati i diritti sanciti dal CCNL e dall'AQN vigente (ferie, riposi, festivi, servizio programmato ecc.); - non risulta retribuito il lavoro straordinario espletato dal personale; - non risulta siano state pagate le missioni effettuate e non risulta siano stati concessi gli anticipi spettanti; - risulta un insostenibile incremento dei carichi di lavoro individuali; - risulta che alcuni lavoratori di sesso maschile siano stati indebitamente impiegati all'interno della sezione detentiva femminile; - si evidenzia un aumento di procedimenti disciplinari ritenuto ingiustificato; - il sistema delle relazioni sindacali risulta ormai compromesso, per evidenti responsabilità di quella direzione. Sul tema dei diritti dei lavoratori, poi, emergono dalle dichiarazioni della dr.ssa Zurlo, evidenti contraddizioni. Con la prima, rilasciata durante una contrattazione del 18 giugno u.s., Ella assume che: "l'attuale organizzazione dei servizi non consente la realizzazione di economie se non a discapito della sicurezza dell'istituto e a prezzo del sacrificio dei diritti del personale". Con la seconda, scritta e contenuta nella nota diretta alle OO.SS., dichiara che " …i toni usati rischiano di creare allarme e sconforto nel personale che potrebbe anche pensare che l'Amministrazione non prende in considerazione il suo operato, operato al quale invece si tiene moltissimo e che sta a cuore, anche in termini di garanzia dei diritti spettanti oltre che di prestazioni rese". Quale delle due dobbiamo ritenere fondata?. Quel che è certo, almeno per questa O.S., è che ci troviamo al cospetto di inutili tentativi di rifuggire da responsabilità che risultano invece inequivocabili, soprattutto se accettiamo per buono ( o non dobbiamo?) il dato fornito dalla stessa Amministrazione che certifica la carenza dell'organico lamentata ufficialmente in 4 unità (179 unità organico previsto, 175 quello amministrato). Siamo peraltro assolutamente convinti, e non lo diciamo da oggi, che l' insufficienza degli organici di Polizia penitenziaria attanagli quasi tutti gli istituti penitenziari italiani, evidentemente sovraffollati. Se a questa nota carenza, però, vanno a sommarsi reiterate manifestazioni di inidoneità al governo del personale, che spesso creano danni enormi ai lavoratori e alle proprie famiglie, allora alla Fp Cgil non resta che intraprendere dure iniziative di lotta a sostegno di quei poliziotti ai quali viene di fatto negato il rispetto dei diritti acquisiti e, soprattutto, della dignità personale. A Lei, Signor Presidente, compete intervenire e ripristinare i giusti equilibri, se necessario anche sacrificando, al fine di preservare l'interesse collettivo, la professionalità di alcuni in favore di altri, forse più capaci. Cordialmente.
p. la FP CGIL Nazionale Polizia Penitenziaria Francesco Quinti
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