CD FP CGIL - Roma 3-4 ottobre 2006
Ordine del giorno conclusivo
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COMITATO DIRETTIVO FP CGIL 3/4 OTTOBRE 2006
O.d.G conclusivo

La condizione economica, finanziaria e sociale che attraversa l’Italia dopo cinque anni di berlusconismo e di finanza creativa, è tale da richiedere una Legge Finanziaria che sia in grado di contemperare la necessità di risanare il bilancio pubblico, consentendo il permanere del nostro Paese in Europa, con l’inderogabile esigenza di invertire quel processo di aumento delle disuguaglianze, a cominciare dalla precarizzazione del lavoro e di conseguenza delle relazioni sociali, dalla distribuzione del reddito e dalla negazione del diritto di accesso ad un sistema di servizi pubblici universale e di buona qualità.

La proposta presentata dal Governo Prodi al Parlamento ed al Paese segna un primo significativo avanzamento nella direzione dell’avvio di un processo di redistribuzione del reddito attraverso una manovra fiscale in totale controtendenza con le politiche dell’ex Ministro Tremonti.

Per la prima volta dopo molti anni si cerca di attuare un riequilibrio basato sul semplice, ma straordinariamente equo, principio per cui chi ha di più paga un po’ di più e chi ha di meno paga un po’ meno. In questo quadro va sostenuta ed incoraggiata la politica di lotta all’evasione che è tornata ai livelli dei primi anni novanta.

Nello stesso processo redistributivo va considerato un risultato importante avere acquisito risorse utili ad avviare, e sollecitamente concludere, il rinnovo dei CCNL. A tal fine il CD impegna la Segreteria Nazionale ed i Coordinamenti di Comparto ad avviare rapidamente il processo di costruzione delle piattaforme unitarie.

Aver evitato una manovra che si basasse su una ripartizione tra investimenti e tagli che fosse pesantemente squilibrato verso questi ultimi, è anch’esso un risultato positivo che va ascritto alla decisa iniziativa di CGIL-CISL-UIL. Così come alla stessa iniziativa delle Confederazioni si deve la scelta di non affrontare la riforma della previdenza nella Legge Finanziaria e cioè con l’obiettivo di far cassa. Nel prossimo anno dovrà aprirsi una trattativa che andrà sostenuta da una piattaforma, sottoposta alla consultazione dei lavoratori, e che inizi dalla necessità di dare risposte ai lavoratori giovani e precari.

Accanto a questi importanti risultati sono presenti contenuti riguardo al lavoro pubblico, sulla sua riorganizzazione e sulla precarietà che la caratterizza, sbagliati ed in controtendenza con quella che sembra essere l’intenzione generale che anima la proposta di Legge Finanziaria.

In particolare sono da giudicare negativamente:

• la proposta di riorganizzazione dei Ministeri segnata da una logica dirigistica di taglio e riduzione degli organici e sottratta a qualsiasi livello di confronto con le OO.SS;

• la politica di contenimento della spesa verso le Autonomie Locali ed in particolare dei Comuni, che comporta conseguenze negative sulla possibilità di stabilizzare il precariato, sui costi dei servizi per i cittadini, sul livello complessivo di pressione fiscale cui rischiano di essere sottoposti gli stessi cittadini e sulla dimensione qualitativa e quantitativa della contrattazione integrativa;

• la riproposizione della norma della Finanziaria precedente, con un ulteriore inasprimento, di riduzione della spesa del personale del Servizio Sanitario Nazionale pari ai livelli del 2004 diminuiti dell’1,4%, a cui si aggiunge un ridimensionamento dei fondi per la contrattazione integrativa che metteranno in discussione l’organizzazione concreta e quotidiana del servizio;

• una proposta sul precariato che, per ciò che riguarda la nostra categoria, disattende le nostre richieste e soprattutto i bisogni e le aspettative di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici precari.

Emerge insomma una visione del lavoro pubblico inteso non come risorsa e fattore di sviluppo per il Paese, ma come costo da tagliare, ad iniziare dai livelli occupazionali, in presenza di un dato macroeconomico che conferma, ormai senza tema di smentita, sia riguardo all’incidenza del costo del lavoro pubblico sul PIL, sia riguardo il numero dei lavoratori pubblici in rapporto al totale del lavoro dipendente, che della popolazione residente, il fatto che i lavoratori pubblici siano nella media europea ed anzi inferiori rispetto ai Paesi competitori. Questa scelta se non contrastata comporterà un ulteriore incremento delle esternalizzazioni e privatizzazioni.

Bisogna affrontare con fermezza questi aspetti richiedendo al Governo l’apertura di un tavolo di trattativa che veda la presenza istituzionale delle Autonomie Locali e delle Regioni che, oltre a rendere esigibile l’utilizzo delle risorse individuate per il rinnovo dei CCNL, affronti la possibilità di stipulare un patto sul lavoro pubblico che si occupi del tema della sua riorganizzazione, della valorizzazione del lavoro, della riqualificazione della contrattazione integrativa, e di una politica occupazionale mirata alla natura e finalità delle amministrazioni e dei servizi. In questo ambito andrà prioritariamente riproposta una politica di stabilizzazione del precariato, che iniziando dai tempi determinati, affronti il complesso della questione anche attraverso la predisposizione di un vero e proprio piano di legislatura.

Per dare corpo e sostegno al tavolo generale è necessario, in tutti i territori, sollecitare, attraverso specifici incontri, le singole Amministrazioni a condividere con noi la missione e i bisogni della Funzione Pubblica, la conseguente organizzazione del servizio e del lavoro e le relative esigenze occupazionali, tra le quali deve trovare risposta un certo, anche se graduale, percorso di stabilizzazione.

L’esito di questo negoziato dovrà impegnare il Governo a modificare la Legge Finanziaria.
L’assemblea nazionale unitaria del 23 ottobre p.v. rappresenta una prima occasione di rilancio di questa impostazione, ed insieme, una prima sede di valutazione dei risultati raggiunti dalle iniziative che nel frattempo saranno intraprese.

La FP CGIL si impegna a sostenere questo percorso con tutti gli strumenti di mobilitazione negli appuntamenti già previsti.

Roma, 4 ottobre 2006

Approvato a maggioranza con tre astensioni