ORDINE DEL
GIORNO N. 7
SULLA DIRETTIVA BOLKESTEIN
L’approvazione, in prima
lettura, della direttiva Bolkestein al Parlamento europeo
rappresenta un pericolo ancora molto forte per i servizi
pubblici in Europa.
Il testo è stato modificato –
anche grazie alla formidabile mobilitazione che sindacati e
movimenti hanno realizzato, in un anno, due grandi
manifestazioni europee, una a Bruxelles ed una a Strasburgo
-ed una manifestazione nazionale a Roma – e questo è un bene.
Il testo presentato dalla Commissione era un pericolo
gravissimo per i diritti sociali e sindacali in Europa.
Le modifiche apportate non sono
sufficienti a rendere meno pericolosa la direttiva. In
particolare il compromesso raggiunto non mette al riparo i
servizi pubblici dalla logica della commercializzazione. I
servizi di interesse generale non sono né definiti né esclusi
da questa direttiva a differenza delle lotterie, dei notai,
degli avvocati o dei taxi. Anzi, la sanità è oggi esclusa solo
se il bilancio è in pareggio e i servizi sociali sono esclusi
solo se su base caritatevole e la sanità privata è inclusa.
Il principio del paese d’origine
è stato espulso da questa direttiva e questo è un merito. Ma
il compromesso affida la soluzione di una indefinita analisi
degli ostacoli che non si possono opporre alla libera
circolazione dei servizi alla Corte di giustizia ed agli
avvocati. La politica affida alla Corte la soluzione dei
problemi che non ha avuto il coraggio di risolvere. Ma
soprattutto sottrae la soluzione di questi problemi al potere
decisionale degli enti locali e dei suoi elettori e cittadini.
In questo il compromesso raggiunto è pericoloso e non può far
gioire nessuno.
E’ ridicolo e pericoloso che si
approvi la direttiva servizi mentre il Parlamento europeo
inizia una discussione su un possibile quadro legislativo a
tutela dei servizi pubblici. La direttiva Bolkestein, con o
senza compromessi, va fermata in attesa di una direttiva che
definisca e difenda i servizi pubblici come uno dei pilastri
alla base dell’Europa sociale.
Dobbiamo continuare la
mobilitazione, coinvolgendo i luoghi di lavoro, per ottenere
questo risultato, chiedere e sostenere la posizione della
FSESP perché si possa realizzare una giornata europea di
mobilitazione e/o di sciopero, dove in ogni paese, sulla base
delle proprie culture ed esperienze locali e nazionali, si
manifesti la contrarietà alla Bolkestein ed ai suoi fondamenti
liberisti.
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