ORDINE DEL GIORNO N. 13
PRESENTATO DAI DELEGATI DELLA FP CGIL MEDICI
APPROVATO ALL’8° CONGRESSO NAZIONALE DELLA FP CGIL
L’invecchiamento della popolazione e lo sviluppo delle
tecnologie sanitarie sono le cause principali dell’aumento
della spesa sanitaria nei paesi industrializzati. Come è a
tutti noto, tale crescita richiede la destinazione di una
quota crescente di PIL (la crescita della spesa è maggiore
della crescita PIL + l’inflazione).
Questa
prospettiva terrorizza la destra che non sa come fronteggiare
questo problema, se non attraverso il disimpegno dello stato,
la privatizzazione dei sistemi sanitari, la partecipazione
diretta dei cittadini alla spesa, le assicurazioni, fino al
razionamento delle prestazioni.
Viene
così meno il diritto universale alla salute, ridotta a merce,
e la sanità ad un mercato improprio, in cui i cittadini-utenti
non hanno le conoscenze necessarie per scegliere le
prestazioni di cui hanno bisogno e gli erogatori sono
direttamente interessati.
La
nostra proposta deve sostenere con chiarezza l’obiettivo della
salute come diritto universale ed affrontare il problema della
spesa,
-
sia
sostenendo la necessità di adeguare il finanziamento sulla
base dei bisogni di salute e degli obiettivi raggiungibili,
-
sia
sostenendo la ricerca e la innovazione come scelta
strategica per dare sviluppo alla sanità.
L’adeguamento strutturale della rete ospedaliera e dei servizi
territoriali insieme all’innovazione tecnologica vanno
sottratti a progetti di privatizzazione, ma vanno invece
sostenuti come scelta di crescita civile ed economica
delL’Italia, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale
pubblico.
Risulta
fallimentare la strada della privatizzazione dei servizi
percorsa dalla Regione Lombardia, con risultati negativi sia
sul piano gestionale che su quello della tutela della salute
dei cittadini. Sono significativi in tal senso la crisi grave
delle aziende sanitarie ed ospedaliere pubbliche, la crescita
delle strutture private, l’incremento delle prestazioni
opportunistiche (remunerative) come i parti cesarei, gli
interventi di rivascolarizzazione cardiaca, gli esami e le
visite inutili.
La
nostra proposta deve reggersi sulla individuazione di
obiettivi di salute raggiungibili attraverso azioni efficaci.
Questo processo richiede un radicale ed ampio cambiamento del
sistema sanitario che coinvolga direttamente le forze
politiche e sindacali, i cittadini e gli operatori.
La
prevenzione e l’individuazione dei bisogni di salute sono alla
base del nuovo sistema.
La
programmazione deve sostituire il mercato, che in sanità non
ha alcuna ragione né scientifica, né sperimentale. Il
territorio deve individuare i bisogni di salute mediante i
Comuni, le strutture sanitarie (ASL, Distretti, Medici di
Base, Ospedali), le Associazioni dei pazienti e le forze
sociali.
L’erogazione del servizio deve essere programmata e
pianificata a livello del territorio perseguendo livelli di
eccellenza, la quale non deve essere confinata solo negli
ospedali dotati di alte specialità e tecnologie, ma deve
riguardare tutte le prestazioni erogate ai cittadini in ogni
struttura.
La
qualità delle prestazioni sanitarie sia a livello territoriale
che ospedaliero deve riguardare l’aspetto professionale
fondato sulla ricerca e l’attuazione di percorsi diagnostico
terapeutici oltre che su prestazioni di provata efficacia,
intorno ai quali si deve costruire il massimo consenso
attraverso la formazione e l’aggiornamento degli operatori, la
partecipazione di centri di ricerca autorevoli e delle società
scientifiche, l’informazione oggettiva ai cittadini ed alle
loro associazioni per una scelta consapevole e libera.
La
qualità inoltre deve essere ricercata per quegli aspetti
maggiormente percepiti dal cittadino come la informazione,
l’accessibilità ai servizi, l’umanizzazione delle relazioni
fra operatori e pazienti, il comfort alberghiero.
L’Oms ha
da sempre messo al centro della sua iniziativa l’importanza
dello sviluppo di un efficace sistema di cure primarie,
ritenendolo l’unico mezzo realmente efficace per la
realizzazione di un’effettiva equità tra i cittadini nella
promozione e nella tutela della salute.
Nel
nostro Paese il sistema sanitario continua ad essere basato su
una visione ospedalocentrica, con l’assegnazione di un ruolo
secondario e residuale alla medicina del territorio e alle
cure primarie, un sistema che risulta inadeguato a rispondere
alle mutate condizioni epidemiologiche e demografiche.
La FP
CGIL medici ha condiviso e vuole contribuire all’elaborazione
di tutta la CGIL, mirata alla modificazione di questo modello
con lo sviluppo su tutto il territorio nazionale di una rete
efficiente di servizi territoriali alla persona e di distretti
sociosanitari, nel cui ambito prevedere, in una sede
decentrata “la Casa della salute” (come presentata dalla CGIL)
accanto alla valorizzazione del medico di medicina generale,
la presenza di diverse professionalità integrate anche nel
sociale, capaci di offrire una risposta qualificata ai bisogni
di salute dei cittadini.
L’accesso ai servizi e la risposta qualificata alla domanda di
salute deve fondarsi sull’integrazione fra la medicina
generale con la medicina specialistica e con i servizi sociali
del territorio, con l’obiettivo di offrire una risposta
qualificata e idonea a semplificare la vita dei pazienti e dei
cittadini. Oggi i percorsi dei cittadini sono sempre più
complessi per il numero e le tipologie di prestazioni
richieste, per cui si rende necessario offrire soluzioni
organizzate che esprimano l’attenzione da parte dei servizi
nei confronti dei cittadini, che offrano prestazioni in tempi
certi e che eliminino inutili tempi di attesa e lungaggini di
vario tipo (prenotazioni in serie, ritiro degli esiti ....)
Del
resto anche la Commissione europea nel 2003 allo scopo di
coordinare le politiche nazionali e di dare vita a una
strategia comune per i sistemi di assistenza focalizzava la
sua attenzione su tre obiettivi primari, legati gli uni agli
altri:
Cosa
effettivamente si intende per accessibilità, qualità e
sostenibilità.
Con il
primo aspetto, si indica la possibilità per tutti i cittadini
di accedere al sistema sanitario, con particolare riguardo per
chi ha un reddito basso e per chi richiede cure intensive,
palliative, di lunga durata e per i malati terminali. Ostacoli
in questo senso sono, tuttora, la distribuzione diseguale
delle strutture e la carenza di personale adeguato.
La
qualità rende opportuni controlli e test per verificare quali,
tra i tanti farmaci e terapie a disposizione, sono quelli che
veramente garantiscono il benessere del paziente. Per fare ciò
è necessario coinvolgere tutti gli attori del sistema e
responsabilizzarli sulle risorse da amministrare. Governo
clinico e appropriatezza diventano pertanto elementi
inseparabili.
Per
quanto riguarda i finanziamenti alla Sanità, questi dovranno
essere garantiti senza che ciò vada a discapito di altri
settori. L’aspetto più preoccupante, in questo senso, è
costituito dal debito pubblico. Per questo la Commissione
Europea invita gli Stati membri a tagliare rapidamente il
disavanzo accumulato affinché non pregiudichi il
sovvenzionamento della Sanità.
Come
Medici della FP CGIL insieme a tutta la Funzione Pubblica CGIL
continueremo ad opporci ad ogni delega al privato per la
gestione della sanità, convinti come siamo che mentre il
privato non può che cercare in primo luogo il profitto, il
pubblico può e deve cercare in primo luogo risposte ai bisogni
di salute dei cittadini.
Dobbiamo
rilanciare una politica sanitaria di integrazione tra
territorio ed ospedale, sviluppando il concetto di
dipartimento non solo come strumento interno all’ospedale, ma
come modello organizzativo che rende solidale i servizi
territoriali con i servizi ospedalieri.
La
ricerca e la formazione dovrebbero essere i pilastri sui quali
ricostruire una nuova etica della salute.
Ma ad
entrambe andrebbe aggiunto un aggettivo: indipendente!
Un ruolo
fondamentale deve essere giocato da tutti i medici, troppo
spesso lusingati dalla ricerca di fette di mercato.
La FP
CGIL Medici rappresenta i medici che credono nel servizio
sanitario pubblico, che vogliono aggiornarsi e portare avanti
una pratica quotidiana che tenga conto non solo delle evidenze
scientifiche e della propria esperienza professionale ma anche
e soprattutto dei bisogni del cittadino che necessita della
prestazione.
Pilastro
dell’etica della salute, nella quale crediamo, è la
prevenzione, che non deve essere limitata o scambiata con gli
screening, ma deve consistere in interventi efficaci sui
fattori ambientali, a partire dalla sicurezza sui luoghi di
lavoro.
Investire in superspecialistiche attrezzature sanitarie serve
a poco per chi lavora, se prima non pensiamo a rendere sicuri
i posti di lavoro ed in primo luogo i cantieri.
La
parola prevenzione si deve coniugare con la parola
programmazione. Ed entrambe con il concetto di appropriatezza.
Appropriatezza nelle scelte politiche, nelle scelte delle
aziende sanitarie ed ospedaliere, e nelle scelte del medico e
di tutti gli operatori sanitari.
Ma l’appropriatezza
non può più prescindere dalla disponibilità di risorse
sufficienti mentre oggi abbiamo un sistema da una parte
sottofinanziato e dall’altra contemporaneamente pervaso da una
deriva economicistica.
Non c’è
bisogno di nuove leggi per superare il decreto legislativo 229
del 1999, basta tagliare i fondi e il personale. I medici e
gli infermieri non vengono sostituiti, gli ospedali non
vengono ammodernati, il territorio sembra dimenticato.
Proliferano i contratti di lavoro atipici dei medici a tempo
determinato creando nelle aziende medici di serie A, sempre di
meno, e medici di serie B, sempre di più.
Noi
quindi continuiamo a rivendicare una politica sanitaria basata
sulla prevenzione, sulla programmazione e sull’appropriatezza.
Per
queste ragioni crediamo nella valorizzazione anche della
medicina veterinaria, in particolare nell’ambito della
prevenzione.
Non
crediamo sia necessario ricordarne qui il ruolo e
l’importanza, sia nelle attività di sanità animale che in
quelle di sanità pubblica.
Eppure,
nonostante il riconosciuto ruolo strategico nelle attività di
prevenzione, anche la veterinaria è sottoposta ad un drastico
ridimensionamento di risorse ed organici.
Non
vogliamo una sanità pubblica in declino, vogliamo una sanità
pubblica con risorse adeguate e non frammentata a livello
locale.
Per
quanto riguarda la gestione delle aziende, chiediamo una
maggiore trasparenza nel conferimento degli incarichi,
attraverso l’obbligatorietà di un atto pubblico, scritto e
motivato, da cui risultino i criteri di scelta, convinti che
il principio condiviso della discrezionalità, non può essere
sostituito da quello dell’arbitrarietà.
Porremo
con forza l’obbiettivo di una nuova regolamentazione della
libera professione intramuraria, dando il nostro contributo
anche alla riduzione delle liste di attesa; problema
complesso, che vede come primi attori le Regioni, le direzione
aziendali e non certamente i medici, almeno quelli che noi
rappresentiamo e vogliamo rappresentare.
Non
possiamo però più tollerare che lo stesso medico la mattina
operi in modo limitato nell’ospedale pubblico, ed il
pomeriggio, in libera professione intra o extramoenia,
raddoppi il numero degli interventi in casa di cura privata o
nel proprio studio professionale.
Dalla
parte del cittadino, si traduce in "se pago vengo visitato
subito, se no aspetto il mio turno", che a volte arriva dopo
mesi.
Non era
e non è certamente questa la ratio della libera professione
intramoenia, che per noi si deve tradurre nella possibilità
del cittadino di poter scegliere quando e da chi farsi
visitare od operare, e un più alto livello di comfort
alberghiero; fermo restando per tutti i cittadini, anche non
paganti, il diritto ad essere visitati ed operati nei tempi
giusti, e con un livello accettabile dello stesso comfort
alberghiero. Vale ancora la proposta di una regolamentazione
del sistema che sia più equo e solidale. Ribadiamo la
necessità di attivare un meccanismo di verifica preventiva, in
base al quale le aziende subordinano l’accesso alla libera
professione intramoenia, allo svolgimento da parte
dell’interessato di un volume di prestazioni istituzionale
predeterminato e concordato. Il mancato raggiungimento di tale
obbiettivo prestazionale, non dovuto ad eventuali inadempienze
dei medici, costituirebbe condizione ostativa, e non
superabile, per l’attività intramoenia.
Chiederemo al nuovo governo di abolire la legge sulla
reversibilità del rapporto di lavoro ed in primo luogo che
venga eliminata la possibilità per chi ha incarichi di
direzione di struttura di poter operare anche nel privato.
La
stagione contrattuale ha visto negli ultimi due anni accanto
alla dipendenza, un altro fondamentale rinnovo, quello della
convenzione di medicina generale.
Siamo
sempre più convinti che l’ area della medicina convenzionata,
ed in particolare il medico di medicina generale,
costituiscono l’altro sistema portante della sanità pubblica,
al quale la CGIL non può non far riferimento in tutte le sue
diverse componenti, medica e sanitaria a livello di Funzione
Pubblica, di milioni di utenti pensionati a livello di SPI, e
di milioni di lavoratori a livello di Confederazione.
Anche
per questo siamo contrari ad ogni tentativo di modifica del
rapporto ottimale (attualmente un medico ogni mille cittadini
residenti), che vada nella direzione di un aumento del numero
dei cittadini per medico che determinerebbe una diminuzione
della qualità dell’assistenza e la chiusura di spazi
occupazionali.
L’obiettivo di integrazione tra territorio ed ospedale non può
infatti prescindere dal ruolo della medicina convenzionata,
vero ordinatore di governo clinico prima che di spesa.
Il
principio sul quale le nostre proposte complessive sulla
medicina generale ruotano, non può che essere la presa in
carico della salute dei cittadini, in modo appropriato e
continuo.
I
cittadini, 24 ore su 24, devono potersi rivolgere a presidi
territoriali di primo livello, dove sia conosciuta la loro
storia di salute, e dove, pertanto, possono ricevere risposte
appropriate.
Questo
sistema garantirebbe risposte più efficaci ed efficienti per i
bisogni di salute, senza inutili se non dannose ripetizioni di
analisi, e soprattutto senza ricoveri impropri, e senza
abbandono.
Una tale
organizzazione d’altro lato determina una nuova valorizzazione
della professione del medico di medicina generale, troppo
spesso vissuta come centro di smistamento e ripiego, ed
afferma un nuovo ruolo per i medici della guardia medica.
La
nostra proposta nasce dalla scelta del distretto sanitario
come rete di servizi nell’ambito della quale il medico
dell’area della medicina generale costituisce lo snodo
principale.
Il
distretto sanitario andrà visto come la sede di integrazione e
di coordinamento di tutte le attività riguardanti la tutela
della salute, partendo dalla prevenzione, passando attraverso
la cura e la riabilitazione.
Va
realizzata la massima integrazione possibile tra assistenza
primaria, continuità assistenziale e medicina di emergenza
sanitaria, allo scopo di evitare l’attuale drammatico fenomeno
dell’improprio ricorso al pronto soccorso per patologie banali
con aggravio esponenziale della spesa sanitaria.
In
particolare è necessaria implementare l’integrazione dei
medici di emergenza sanitaria nell’ambito dei Dipartimenti di
Emergenza Urgenza.
Per
quanto concerne il rinnovo contrattuale del 2° biennio
economico della dirigenza medico veterinaria la FP CGIL Medici
valuta inaccettabile la proposta presentata dall’Aran e dalle
Regioni che porterebbe alla quadruplicazione delle indennità
notturna dei medici, ed al peggioramento della qualità del
lavoro
Verrebbe
infatti così sancita una politica di monetizzazione del
disagio, già avviata con le guardie in libera professione, che
determinerebbe una rincorsa alle prestazioni, all’abbandono
delle assunzioni, e che porterebbe sempre di più verso la
privatizzazione.
Verrebbe
frantumato il principio di equità tra gli operatori sanitari:
il disagio di lavorare la notte in ospedale, che fino ad oggi
era uguale sia per il medico che per l’infermiere,
continuerebbe ad essere lo stesso, solo che mentre l’indennità
notturna dell’infermiere rimarrebbe la stessa, per il medico
sarebbe quadruplicata.
I medici
potrebbero riguadagnare i soldi che gli vengono tolti dal
trattamento fondamentale, pensionabile nonché valido per il
Tfr e certo a fine mese, solo in cambio della effettuazione di
guardie notturne, con una penalizzazione ancor più grave per i
veterinari ed i medici del territorio.
Invece
di continuare nella linea di dare sicurezza economica a tutti
i medici ed i veterinari, destinando il 90% al trattamento
fondamentale ed il 10% all’accessorio, come ottenuto dai
sindacati confederali e come richiesto dalla FPCGIL Medici,
una parte rilevante dell’aumento (circa il 25%), diventerebbe
accessorio, unico caso in tutto il pubblico impiego.
Si
riprodurrebbe nuovamente una sperequazione in basso del
tabellare rispetto a quello degli altri dirigenti e per la
valorizzazione della professionalità rimarrebbero pochi euro.
Noi
vogliamo invece valorizzare i medici ed i veterinari che
scelgono di lavorare nel pubblico e che vogliono migliorare la
qualità del loro lavoro, senza andare oltre le 38 ore
settimanali, ed affrontando il disagio in primo con una
politica che ne affronti le cause.
Va
infine evidenziato che sempre più medici si iscrivono alla FP
CGIL Medici. Il successo del percorso della FP CGIL Medici è
dovuto all’impegno di tanti medici, a chi continua a credere
che la CGIL possa rappresentare anche nuove figure
professionali, alla Funzione Pubblica che ha promosso una
nuova organizzazione strutturata della FP CGIL medici, a
livello aziendale, territoriale, regionale e nazionale, con un
suo specifico regolamento attuativo. Ma, come già dicevamo due
anni all’assemblea nazionale del novembre 2003 fa, “con una
altrettanto chiara scelta di rimanere all’interno della
categoria della Funzione Pubblica, convinti che la
confederalità è un valore, che passa attraverso la comunanza e
l’integrazione tra i lavoratori, al di là delle diverse
professionalità. E questo è ancor più vero nella sanità, dove
il medico, solo lavorando in modo integrato con le altre
figure professionali, ed in primo luogo, con l’infermiere, può
rispondere in modo adeguato ai bisogni di salute”.
In
conclusione i medici della FP CGIL sono per una sanità che
veda garantiti livelli essenziali di assistenza uniformi su
tutto il territorio nazionale, e nella quale i medici siano
motivati, attraverso la valorizzazione delle professionalità,
il riconoscimento del loro ruolo, il coinvolgimento nelle
scelte e da adeguate politiche retributive almeno uguali a
quelle degli altri operatori della dipendenza.
I
principi di universalità, di solidarietà, di responsabilità,
in un quadro di livelli essenziali ed uniformi dei diritti
sociali e sanitari, rappresentano il punto di riferimento
della nostra azione.
Massimo
Cozza Segretario Nazionale FP CGIL Medici
Tommaso
Terrana Segretario FP CGIL Medici Regione Lombardia
Aldo
Santese Segretario FP CGIL Medici Roma Lazio
Anna
Baldi Segretaria FP CGIL Medici Regione
Toscana
Renato
Costa Segretario FP CGIL Medici Regione
Sicilia
Dario
Piersanti Segretario FP CGIL Medici Regione
Abruzzo
Giosuè
Di Maro Segreteria FP CGIL Medici Regione
Campania
Antonio
Mazzarella Segreteria FP CGIL Medici Regione Puglia
Giovanna
Di Pede Segretario FP CGIL Medici Matera
Giovanni
Figini Segretario FP CGIL Medici Milano
Vittorio
Artoni Segretario FP CGIL Medici Brescia
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