I Vigili del Fuoco – con la
legge 252/04 ed il decreto che la attua 217/05 – hanno subito
una riforma del rapporto di lavoro, da privatistico a
pubblicistico, che nel contesto attuale è ancora più
preoccupante e pericolosa, poiché è propedeutica alle scelte
che il Governo ha fatto in tema di sicurezza e difesa civile,
soprattutto dopo una politica estera assolutamente
irresponsabile che – a partire dalla partecipazione
dell’Italia al conflitto iracheno – oltre a non produrre alcun
effetto positivo, ha reso le nostre città, il nostro
territorio, potenziali obiettivi del terrorismo
internazionale.
Con un simile clima,
Governo e Ministero dell’Interno hanno deciso che i Pompieri
sono da impiegare, non nel soccorso e nella protezione civile,
ma in compiti di sicurezza interna ed esterna del Paese,
ovvero, di garantirne la continuità politica ed economica in
caso di crisi interne ed internazionali.
Tale progetto, purtroppo, è
stato sostenuto anche dalla Margherita e dai sindacati CISL e
UIL confederali, di categoria e di settore, nonostante sia
stato chiaro da subito che il ritorno al modello contrattuale
di diritto pubblico, oltre a ridurre diritti e tutele ed
emarginare le rappresentanze sociali, non avrebbe comportato
alcun beneficio, né in termini organizzativi – neanche un euro
per organici e mezzi – tanto meno di valorizzazione
professionale ed economica del personale.
Nonostante l’alta
esposizione del nostro Paese ai rischi di natura antropica ed
ambientale (terremoti, inondazioni, frane, incidenti in
industrie ad alto rischio sono quasi all’ordine del giorno),
si depotenzia l’attività di soccorso dei Pompieri per poterli
impiegare in compiti di ordine pubblico ed antiterrorismo.
Nel contempo, la Protezione
Civile è diventata una sorta di proprietà personale del
Presidente del Consiglio, il quale, invece di incentivare un
modello organizzativo che, in caso di incidente o calamità,
riduca la perdita di vite umane e mitighi gli eventuali danni,
si avvale del potere di ordinanza – e deroga tutte le leggi
dello stato – per favorire dubbi interessi di parte, anche a
scapito della difesa dell’ambiente e spreca ogni risorsa ed
energia per gestire, soprattutto sul piano mediatico, i grandi
eventi (la morte e le esequie di Papa Giovanni Paolo II è solo
l’esempio più eclatante).
La FP-CGIL,
così come i Coordinamenti VVF, sia nazionali che territoriali,
si sono battuti strenuamente per impedire una simile deriva:
assemblee in ogni posto di lavoro, convegni, manifestazioni a
Roma, come sul territorio, scioperi, la significativa vittoria
nelle elezioni per il rinnovo delle RSU, purtroppo, non hanno
determinato ripensamenti, né tra il Governo – e questa non è
una novità – né, sembrerebbe, tra coloro che nell’attuale
opposizione e nel sindacato hanno sostenuto tale progetto.
A maggior ragione, pertanto, si chiede il
sostegno necessario per continuare questa battaglia di
giustizia e civiltà e per riaffermare, con forza, quanto già
accennato nel documento congressuale:
-
dalla piena
contrattualizzazione del rapporto di lavoro non si torna
indietro, per cui, la legge 252/04 che riforma il
rapporto di lavoro dei Vigili del Fuoco ed il decreto 217/05
che la attua, devono essere abrogati;
-
così come,
contestualmente, va riaffermata con altrettanta forza la
necessità di una riforma del sistema integrato del
soccorso e di protezione civile maggiormente coerente
con uno stato sociale all’avanguardia, senza dicotomie
istituzionali, duplicazioni e sovrapposizioni di competenze,
confusione ed incertezza nei compiti, tale da stimolare ogni
possibile sinergia tra lo Stato, gli Enti Locali, il
volontariato, ma soprattutto, tale da esaltare, oltre le
capacità e le potenzialità unanimemente riconosciute ai
Pompieri, anche la valenza sociale e solidale del servizio
che rendono quotidianamente a tutti i cittadini e che non ha
nulla a che vedere con la difesa civile e con l’ordine
pubblico.
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